Salerno di notte

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SALERNO SENSACIONAL

giovedì 17 gennaio 2019

MERAVIGLIOSA GIULIETTA_


In una sua recente biografia, Stefano D’Orazio, ex batterista degli ex Pooh, parla di una sua  governante, che ha lavorato per molti anni nella sua abitazione di Roma.

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Ecco come il musicista a riposo ne parla:

<< Giulietta era Testimone di Geova. Niente di male se non avesse tentato per più di dieci anni di convertirci tutti alla sua religione.

Giulietta, non poteva dire bugie di nessun tipo e in nessuna circostanza, e questa era una buona cosa a prima vista, ma diventava complicata nel piccolo quotidiano.

Succedeva che la mattina, quando ero a Roma, scendevo a fare colazione, mediamente devastato da qualche viaggio eterno o da qualche scorribanda notturna. Regolarmente squillava il telefono e con gesti eloquentissimi facevo capire alla Testimone che non intendevo rispondere aggiungendo perentorio: “Dica che non ci sono!”

Giulietta alzava la cornetta e poco dopo, con fare pacato, me la allungava con un delicato: “È per 
lei”.



Giulietta si guadagnava la sua fetta di paradiso e io, con il mio biscotto del Mulino bianco di traverso, iniziavo malissimamente le mie giornate.

Dopo lunghe disquisizioni, raggiungemmo un compromesso: quando squillava il telefono e io non intendevo rispondere, attraversavo di corsa la sala, aprivo la porta che portava in giardino e mi fermavo appena fuori alla soglia, a quel punto la santa donna rispondeva e, non violando nessun comandamento, pronunciava un solenne: “Mi dispiace... ma è FUORI”, richiudeva il telefono e io rientravo a masticare i miei biscotti. 

La cosa era diventata automatica, a ogni squillo mattutino seguiva una mia fuga fuori alla porta e chi nel tempo ebbe modo di assistere a quell'ignobile farsa, ancora ne parla. In estate la cosa era poco gravosa, ma d’inverno preferivo rimanere rassegnato al mio posto e rispondere a chiunque fosse pur di non rischiare una polmonite. 

Furono anni duri, tanto che quando decise di licenziarsi per sopraggiunti limiti di età, tra il dispiacere per l’abbandono avvertii anche un sottile senso di liberazione e alla nuova colf, Pina, che poi rimase con me fino a che non lasciai la casa, all'atto dell’assunzione chiesi senza peli sulla lingua: “Lei può dire bugie?” >>

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Grande Giulietta, chissà perché, ti vogliamo bene anche senza conoscerti_

1 commento:

Unknown ha detto...

Una bellissima testimonianza,verso il suo datore di lavoro. BRAVA