Uno dei miei primi ricordi di gioventù legati alla pesca, e al mare in generale, è legato alla spiaggia di Santa Lucia a Salerno. Molte sere verso il tramonto, si vedevano due file di pescatori tirare a riva le reti precedentemente portate al largo dalle barche. Noi ragazzini al momento culminante in cui il tiraggio veniva completato, potevamo assistere alla gioia, oppure alla delusione dei nerboruti omaccioni, in caso di scarsa pesca.
E a volte riuscivamo a procacciarci anche qualche pesciolino gratis da portare a casa.
In estate la scena si ripeteva anche sulle spiagge di Torrione e Pastena, anche li venivano a tirare le reti sulle spiagge, in mezzo ai bagnanti, così gli vendevano anche il pescato. Insomma dal produttore al consumatore.
Davanti alle case del centro storico, nel pomeriggio, spesso si incontravano gli stessi pescatori, intenti a riparare le reti fuori delle loro modeste abitazioni. Man mano che il tempo è passato, queste scene sono diventate sempre più un lontano ricordo.
Alcuni anni fa però mi è capitato di abitare un anno circa a Marina di Vietri, a pochi passi dal mare. Qualcuno riferì a mia moglie che ogni mattina verso le 06,00, un vecchio pescatore usciva con la sua barca, e che poi ritornava verso le 08,00 a vendere quello che era riuscito a pescare.
Un paio di anni fa mi trovavo in una pescheria di Salerno, davanti a me un cliente Anziano di età stava comprando parecchia merce. Immaginai potesse essere il proprietario di un ristorante o di un albergo. Chi era realmente me lo spiegò in seguito il proprietario della pescheria. Quel cliente ogni mattina comprava da lui il pesce congelato. Il giorno dopo, di prima mattina, faceva finta di uscire presto con la sua barca. Ritornava dopo qualche ora e vendeva il pesce, comprato congelato il giorno prima, ai bagnanti ignari sulla spiaggia, come pesce fresco.
Ma perché non arrestano mai nessuno! Questi non rubano solo i nostri soldi. Rubano le nostre speranze, i nostri sogni, la nostra vita.
Per chi ama le storie della Salerno che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/03/la-salerno-che-fu-34.html
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