Nella nostra casa popolare a Salerno, in zona Vestuti, si dormiva poco.
Ho cercato di spiegare il perché in un paio di post:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/01/la-salerno-che-fu-25.html
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/02/la-salerno-che-fu-27.html
Ma poi finivano le alzatacce mattutine? Macché! Mio padre aveva un negozio di fiori. Per venderli bisognava andare a rifornirsi all'ingrosso al mercato la mattina presto. La sveglia suonava alle 04,30 e mio padre così poteva partire per Castellamare Di Stabia sede del mercato.
Questo avveniva almeno un paio di giorni alla settimana. Venivamo svegliati dal trillo infernale di una sveglia meccanica. La sera, prima l'aveva caricata mia madre girando il piccolo meccanismo a molla che stava sul retro del quadrante.
Insomma, la vecchia sveglia, quella classica, costituita da due grosse campane con in mezzo un martelletto che si scatenava all'ora decisa la sera precedente. Il suo trillo non era una cosa naturale: un suono di campane che ti rimbombavano vicino alle orecchie. Non era una semplice sveglia, era un incubo che si materializzava e ti impediva di riprendere sonno. Non ti svegliavi semplicemente, ti svegliavi male ed arrabbiato col mondo e con la vita. Al mattino, insieme a noi, si svegliavano, come minimo in altri tre appartamenti: quello al piano di sopra, quello della casa sotto di noi e quello della casa sul nostro stesso pianerottolo. Nella palazzina eravamo probabilmente la famiglia più odiata. Non ci salutava mai nessuno!
Non ero più un bambino, e mio padre aveva bisogno di qualcuno che l’aiutava al mercato. La sfortuna dei primogeniti. C’era da caricare i fiori sulla macchina, custodirli affinché non ce li rubassero una volta comprati. Così oltre a svegliarmi, dovevo alzarmi e accompagnarlo al mercato. Nessun Dorma!
Per chi ama gli argomenti su Salerno:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/02/la-salerno-che-fu-30.html
Nessun commento:
Posta un commento