Con le premesse fatte in post precedenti si potrebbe pensare che ho della mia fanciullezza solo ricordi sgradevoli. Neanche per sogno. Penso di essere stato un bambino felice. Ero portato per l’allegria e per il canto.
Ho ricordi molto belli, per esempio, di quando andavo a trovare i miei nonni paterni, e senza farmi notare da mio nonno Tommaso, vagavo per il suo grande orto. Andavo a trovare gli animali che aveva, e giocavo con mia zia Annamaria, quasi una mia coetanea.
Insieme riuscivamo a procurarci qualche fetta di pane e un poco d’olio e raccogliendo qualche pomodoro e qualche foglia, direttamente dall'orto, ci organizzavamo perfetti picnic. Era una grande avventura girovagare per questo immenso terreno, con tanti ruscelletti, senza farci scoprire da mio nonno, e mangiare qualche frutto direttamente dagli alberi.
Poi avevo il mio albero preferito dove mi arrampicavo e stavo li per ore a dondolarmi e a cantare gli ultimi motivi di Sanremo e di Canzonissima.
E’ incancellabile, nella mia memoria, la prima volta che sono stato a Roma. Era stato organizzato un pullman dalla parrocchia frequentata da nonna Carmela. Partimmo una domenica mattina prestissimo. L’itinerario era ovviamente religioso. Dopo un giro alla zona monumentale, diritti alla città del vaticano, con relativa visita e ascolto dell’angelus papale. Poi, nel pomeriggio, visita alla basilica di San Paolo fuori le mura. Naturalmente non posso ricordare tutto di quella giornata, ma ricordo che la città di Roma mi fece una grande impressione, e che cantai per tutto il viaggio di ritorno.
Per chi ama le storie della Salerno che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2015/07/la-salerno-che-fu-43.html
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