Naturalmente io non ho vissuto l’età del fascismo e la conseguente guerra, ma mi sono informato molto sull'epoca. Quello che succedeva nella Salerno che fu, all'epoca del Fascismo, succedeva nell'Italia intera.
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Dopo la scuola del mattino incominciava, anche nella Salerno che fu, il lavoro: era un dovere sia nei confronti del padrone che aveva dato il permesso di iscriversi alle elementari, sia nei confronti dei genitori.
Al pascolo, i ragazzi più volonterosi, portavano con sé i libri, ripassavano la lezione e studiavano la poesia da mandare a memoria per l’indomani. Il pastorello, anche se doveva accudire a un branco di porci, era un privilegiato: fantasticava a voce alta, si sentiva autonomo, allevava dentro di sé, in libertà, l’odio per il padrone e spesso per i genitori, bersagliava gli uccelli con la fionda, raccoglieva castagne, more e gelsi, rubava frutta.
Anch'esse facevano la loro parte, raccoglievano foglie secche per accendere il fuoco ed erbe selvatiche, mentuccia, rosmarino, lattugaccia, raperonzoli, che poi vendevano nei mercati della Salerno che fu.
Per chi ama le storie della Salerno che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2017/04/la-salerno-che-fu-103.html
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