Salerno di notte

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SALERNO SENSACIONAL

lunedì 31 ottobre 2016

LA NAPOLI CHE FU’ (2)


Non si può parlare della Napoli che fu e trascurare i Classici Napoletani. Quelle canzoni immortali che hanno fatto conoscere Napoli e la sua storia al mondo. Ebbene molte di esse hanno una loro storia. Non è bello poterla conoscere?

Il classico di cui vi parlo oggi è:
  “A tazza 'e cafè! ”

Potete ascoltarla qui in una celebre interpretazione di Massimo Ranieri:

https://www.youtube.com/watch?v=qSX3jxc_9uA

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Giuseppe Capaldo, l’autore  del pezzo, era il primogenito di 5 figli. A sei anni fu mandato in collegio ed ivi conseguì la licenza elementare. In seguito aiutò i genitori nella trattoria paterna servendo ai tavoli.

Giunto all'età di diciotto anni Giuseppe si innamorò di una ragazza, Vincenzella, sua vicina di casa; lei però non corrispondeva le attenzioni di Giuseppe e lo ignorava completamente. La sua delusione fu grandissima quando invece, il fratello Pasquale, anche lui cameriere, gli comunicò che si era fidanzato proprio con Vincenzella e che l'avrebbe sposata.

Giuseppe a questo punto, preferì abbandonare il suo lavoro nella trattoria paterna non sopportando di vivere accanto a Vincenzella come cognato, e si impiegò come cameriere in vari locali.



 Nel periodo in cui  lavorò al caffè Portoricco in via Sanfelice al centro di Napoli, conobbe una certa Brigida. Era la cassiera del locale, una donna dal carattere assai scontroso,  ma che sembra, affascinasse molti uomini, e tra questi anche il giovane Giuseppe. 

Fu proprio a causa dei continui rifiuti della ragazza alle sue  offerte amorose che Giuseppe, un po’ per dispetto e un po’ per sfida,  scrisse questa canzone. 

Il testa della canzone venne scritto nel 1918 e musicato dal Cavalier Vittorio Fassone, un appassionato di canzoni napoletane.

Il Capaldo con questa canzone ci dice che le donne vanno prese per il verso giusto. Alcune le paragona ad una tazzina di caffè: amara sopra, ma dolcissima in fondo. Basta girare con un semplice cucchiaino da caffè e, prima o poi, la dolcezza depositata sul fondo tocca  e inebria le vostre labbra. 

Un classico destinato a rimanere negli annali, un autentico capolavoro. E la scrisse lì per lì, davanti al tavolino del bar dove era seduto e – come quasi sempre accade per i capolavori – in pochi minuti.

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P.S. Non ci è dato di sapere se in seguito la bella cassiera cedette mai alle lusinghe dell’autore. 
Abbiamo qualche giusta perplessità in merito. Giuseppe in amore era un poco Sfortunatello!

Per chi ama le storie della Napoli che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2016/10/la-napoli-che-fu-1.html


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