Nella Napoli che fu c’era la salumeria sotto casa. Ci si andava il più delle volte per cercare qualcosa di commestibile a poco prezzo, (sempre che qualcun altro non ci avesse preceduti!)
Molto apprezzata dalle popolane Napoletane era: “Lamunnezzàglia!”
Il termine era un composto di “munnezza” cioè immondizia in napoletano, e “minuzzaglia.”
Venivano definiti così i frantumi di pasta che si raccoglievano sopra al bancone della bottega, e che si vendevano o si regalavano alla povera gente.
Non che ci si alimentasse solo di munnezzaglia, quando il vento soffiava favorevole, poteva anche succedere, raramente in verità, che la tavola si imbandiva. Oddio, imbandiva è un termine esagerato, diciamo che si metteva la tovaglia al pezzo di legno squadrato che era in cucina, e si rivedevano finalmente le posate.
1)- Tubetti in finto brodo di pollo (solo ossa di pollo, e niente pollo.)
2)- Spaghetti conditi con finta pizzaiola (solo pomodoro e origano, e niente carne.)
3)- Maltagliati conditi con finta genovese (solo cipolla, e niente carne.)
4)- Vermicelli con finte vongole (altrimenti conosciute come “Vermicielle cu 'e vongole fujùte.” Solo pomodoro, aglio e pepe, e niente vongole.)
Un pranzo contraffatto, se vogliamo, ma in grado di riempire la pancia, e con essa sollevare lo spirito.
Ci si doveva arrangiare. Era la Napoli che fu!
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Per chi ama le storie della Napoli che fu:
http://rideresalerno.blogspot.it/2017/02/la-napoli-che-fu-8.html
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